La coscienza che le opere d'arte, intese nell'accezione più
vasta che va dall'ambiente urbano ai monumenti architettonici a quelli di
pittura e scultura, e dal reperto Paleolitico alle espressioni figurative
delle culture popolari, debbano essere tutelate in modo organico e paritetico,
porta necessariamente alla elaborazione di norme tecnico-giuridiche che
sanciscano i limiti entro i qualiva intesa la conservazione, sia come
salvaguardia e prevenzione, sia come intervento di restauro propriamente
detto. In tal senso costituisce titolo d'onore della cultura italiana che, a
conclusione di una prassi di restauro che via via si era emendata dagli
arbitri del restauro di ripristino, venisse elaborato già nel 1931 un
documento che fu chiamato Carta del Restauro, dove, sebbene l'oggetto fosse
ristretto ai monumenti architettonici, facilmente potevano attingersi ed
estendersi le norme generali per ogni restauro anche di opere d'arte
pittoriche e scultoree. Disgraziatamente tale Carta del Restauro non ebbe mai
forza di legge, e quando, successivamente, per la sempre maggiore coscienza
che si veniva a prendere dei pericoli ai quali esponeva le opere d'arte un
restauro condotto senza precisi criteri tecnici, si intese, nel 1938,
sovvenire a questa necessità, sia creando l'Istituto Centrale dl Restauro per
le opere d'arte, sia incaricando una Commissione ministeriale di elaborare
delle norme unificate che a partire dall'archeologia abbracciassero tutti i
rami delle arti figurative; tali norme, da definirsi senz'altro auree,
rimasero anch'esse senza forza di legge, quali istruzioni interne
dell'Amministrazione, né la teoria o la prassi che in seguito vennero
elaborate dall'Istituto Centrale del Restauro furono estese a tutti i restauri
di opere d'arte della Nazione.
Il mancato perfezionamento giuridico di tale regolamentazione di restauro non
tardò a rivelarsi come deleterio, sia per lo stato di impotenza in cui
lasciava davanti agli arbitri del passato anche in campo di restauro (e
soprattutto di sventramenti e alterazioni di antichi ambienti), sia in seguito
alle distruzioni belliche, quando un comprensibile ma non meno biasimevole
sentimentalismo, di fronte ai monumenti danneggiati o distrutti, viene a
forzare la mano e a ricondurre a ripristini e a ricostruzioni senza quelle
cautele e remore che erano state vanto dell'azione italiana di restauro. Né
minori guasti dovevano prospettarsi per le richieste di una malintesa
modernità e di una grossolana urbanistica, che nell'accrescimento delle città
e col movente del traffico portava proprio a non rispettare quel concetto di
ambiente, che, oltrepassando il criterio ristretto del monumento singolo,
aveva rappresentato una conquista notevole della Carta del Restauro e delle
successive istruzioni. Riguardo al più dominabile campo delle opere d'arte,
pittoriche e scultoree, sebbene, anche in mancanza di norme giuridiche, una
maggiore cautela nel restauro abbia evitato danni gravi quali le conseguenze
delle esiziali puliture integrali, come purtroppo è avvenuto all'Estero,
tuttavia l'esigenza dell'unificazione di metodi si è rivelata imprescindibile,
anche per intervenire validamente sulle opere di proprietà privata, ovviamente
non meno importanti, per il patrimonio artistico nazionale, di quelle di
proprietà statale o comunque pubblica.
CARTA DEL RESTAURO 1972
Art. 1 - Tutte le opere d'arte di ogni epoca, nella accezione
più vasta, che va dai monumenti architettonici a quelli di pittura e scultura,
anche se in frammenti, e dal reperto paleolitico alle espressioni figurative
delle culture popolari e dell'arte contemporanea, a qualsiasi persona o ente
appartengano, ai fini della loro salvaguardia e restauro, sono oggetto delle
presenti istruzioni che prendono il nome di "Carta del Restauro 1972".
Art. 2 - Oltre alle opere indicate nell'articolo precedente
vengono a queste assimilati, per assicurarne la salvaguardia e il restauro, i
complessi di edifici d'interesse monumentale, storico o ambientale,
particolarmente i centri storici, le collezioni artistiche e gli arredamenti
conservati nella loro disposizione tradizionale; i giardini e i parchi che
vengono considerati di particolare importanza.
Art. 3 - Rientrano nella disciplina delle presenti
istruzioni, oltre alle opere definite agli artt. 1 e 2, anche le operazioni
volte ad assicurare la salvaguardia e il restauro dei resti antichi in
rapporto alle ricerche terrestri e subacquee.
Art. 4 - S'intende, per salvaguardia qualsiasi provvedimento
conservativo che non implichi l'intervento diretto sull'opera: s'intende per
restauro qualsiasi intervento volto a mantenere in efficienza, a facilitare la
lettura e a trasmettere integralmente al futuro le opere e gli oggetti
definiti agli articoli precedenti.
Art. 5 - Ogni Soprintendenza ed Istituto responsabile in
materia di conservazione del patrimonio storico-artistico e culturale
compilerà un programma annuale e specificato dei lavori di salvaguardia e di
restauro nonché delle ricerche nel sottosuolo e sott'acqua, da compiersi per
conto sia dello stato sia di altri Enti o persone, che sarà approvato dal
Ministero della Pubblica Istruzione su conforme parere del Consiglio Superiore
delle Antichità e Belle Arti. Nell'ambito di tale programma, anche
successivamente alla presentazione dello stesso, qualsiasi intervento sulle
opere di cui all'art. 1 dovrà essere illustrato e giustificato da una
relazione tecnica dalla quale risulteranno, oltre alle vicissitudini
conservative dell'opera, lo stato attuale della medesima, la natura degli
interventi ritenuti necessari e la spesa occorrente per farvi fronte.
Detta relazione sarà parimenti approvata dal Ministero della Pubblica
Istruzione, previo, per i casi emergenti o dubbi e per quelli previsti dalla
legge, parere del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti.
Art. 6 - In relazione ai fini ai quali per l'art. 4 devono
corrispondere le operazioni di salvaguardia e restauro, sono proibiti
indistintamente, per tutte le opere d'arte i cui agli artt. 1, 2 e 3:
1) completamenti in stile o analogici, anche in forme semplificate e pur se vi
siano documenti grafici o plastici che possano indicare quale fosse stato o
dovesse apparire l'aspetto dell'opera finita;
2) rimozioni o demolizioni che cancellino il passaggio dell'opera attraverso
il tempo, a meno che non si tratti di limitate alterazioni deturpanti o
incongrue rispetto ai valori storici dell'opera o di completamenti in stile
che falsifichino l'opera;
3) rimozione, ricostruzione o ricollocamento in luoghi diversi a quelli
originari; a meno che ciò non sia determinato da superiori ragioni di
conservazione;
4) alterazione delle condizioni accessorie o ambientali nelle quali è arrivata
sino al nostro tempo l'opera d'arte, il complesso monumentale o ambientale, il
complesso d'arredamento, il giardino, il parco, ecc.;
5) alterazione o rimozione delle patine.
Art. 7 - In relazione ai medesimi fini di cui all'art. 6 e
per tutte indistintamente le opere di cui agli artt. 1, 2, 3, sono ammesse le
seguenti operazioni o reintegrazioni:
1) aggiunte di parti accessorie in funzione statica e reintegrazione d piccole
parti storicamente accertate, attuate, secondo i casi, o determinando in modo
chiaro la periferia delle integrazioni, oppure adottando materiale
differenziato seppure accordato, chiaramente distinguibile a occhio nudo, in
particolare nei punti di raccordo con le parti antiche, inoltre siglate e
datate ove possibile;
2) puliture che, per le pitture e le sculture policrome, non devono giungere
mai allo smalto del colore, rispettando patina e eventuali vernici antiche;
per tutte le altre specie di opere non dovranno arrivare alla nuda superficie
della materia di cui constano le opere stesse;
3) anastilosi sicuramente documentate, ricomposizione di opere andate in
frammenti, sistemazione di opere lacunose, ricostituendo gli interstizi di
lieve entità con tecnica chiaramente differenziabile a occhio nudo o con zone
neutre accordate a livello diverso dalle parti originarie o lasciando in vista
il supporto originario, comunque mai integrando ex novo zone figurate e
inserendo elementi determinanti per la figuratività dell'opera;
4) modificazioni e nuove inserzioni a scopo statico e conservativo nella
struttura interna o nel sostrato o supporto purché all'aspetto, dopo compiuta
l'operazione, non risulti alterazione né cromatica né per la materia in quanto
osservabile in superficie;
5) nuovo ambientamento o sistemazione dell'opera, quando non esistano più o
siano distrutti l'ambientamento o la sistemazione tradizionale, o quando le
condizioni di conservazione esigano la rimozione.
Art. 8 - Ogni intervento sull'opera o anche in contiguità
dell'opera ai fini di cui all'art. 4 deve essere eseguito in modo tale e con
tali tecniche e materie da potere dare affidamento che nel futuro non renderà
impossibile un nuovo eventuale intervento di salvaguardia o di restauro.
Inoltre ogni intervento deve essere preventivamente studiato e motivato per
iscritto (ultimo comma art. 5) e del suo corso dovrà essere tenuto un
giornale, al quale farà seguito una relazione finale, con la documentazione
fotografica di prima, durante e dopo l'intervento. Verranno inoltre
documentate tutte le ricerche e analisi eventualmente compiute col sussidio
della fisica, la chimica, la microbiologia ed altre scienze. Di tutte queste
documentazioni sarà tenuta copia nell'archivio della Soprintendenza competente
e un'altra copia inviata all'Istituto Centrale del Restauro. Nel caso di
puliture, in un luogo possibilmente liminare della zona operata, dovrà essere
conservato un campione dello stadio anteriore all'intervento, mentre nel caso
di aggiunte, le parti rimosse dovranno possibilmente essere conservate o
documentate in uno speciale archivio-deposito
delle Soprintendenze competenti.
Art. 9 - L'uso di nuovi procedimenti di restauro e di nuove
materie, rispetto ai procedimenti e alle materie il cui uso è vigente o
comunque ammesso, dovrà essere autorizzato dal Ministero della Pubblica
Istruzione su conforme e motivato parere dell'Istituto Centrale del Restauro,
a cui spetterà anche di promuovere azione presso il Ministero stesso per
consigliare materie e metodi antiquati, nocivi e comunque non collaudati,
suggerire nuovi metodi e l'uso di nuove materie, definire le ricerche alle
quali si dovesse provvedere con una attrezzatura e con specialisti al di fuori
dell'attrezzatura e dell'organico a sua disposizione.
Art. 10 - I provvedimenti intesi a preservare dalle azioni inquinanti
e dalle variazioni atmosferiche, termiche e idrometriche, le opere di cui agli
artt. 1, 2, 3, non dovranno essere tali da alterare sensibilmente l'aspetto
della materia e il colore delle superfici, o da esigere modifiche sostanziali
e permanenti dell'ambiente in cui le opere storicamente sono state trasmesse.
Qualora tuttavia modifiche del genere fossero indispensabili per il superiore
fine della conservazione, tali modifiche dovranno essere fatte in modo da
evitare qualsiasi dubbio sull'epoca in cui sono state eseguite e con le
modalità più discrete.
Art. 11 - I metodi specifici i cui avvalersi come procedura
di restauro singolarmente per i monumenti architettonici, pittorici,
scultorei, per i centri storici nel loro complesso, nonché per l'esecuzione
degli scavi, sono specificati agli allegati a, b, c, d alle presenti
istruzioni.
Art. 12 - Nei casi in cui sia dubbia l'attribuzione delle
competenze tecniche o sorgano conflitti in materia, deciderà il Ministro,
sulla scorta delle relazioni dei soprintendenti o capi d'istituto interessati,
sentito il Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti.
Allegato a.
Istruzioni per la salvaguardia e il restauro delle antichità
Oltre alle norme generali contenute negli articoli della Carta del
Restauro, è necessario nel campo delle antichità tenere presenti particolari
esigenze relative alla salvaguardia del sottosuolo archeologico e alla
conservazione e al restauro dei reperti durante le ricerche terrestri e
subacquee in riferimento all'art. 3. Il problema di primaria importanza della
salvaguardia del sottosuolo archeologico è necessariamente legato alla serie
di disposizioni e di leggi riguardanti l'esproprio, l'applicazione di
particolari vincoli, la creazione di riserve e parchi archeologici. In
concomitanza con i vari provvedimenti da prendere nei diversi casi, sarà
comunque sempre da predisporre l'accurata ricognizione del terreno, volta a
raccogliere tutti gli eventuali dati riscontrabili in superficie, i materiali
ceramici sparsi, la documentazione di elementi eventualmente affioranti,
ricorrendo inoltre all'aiuto della fotografia aerea e delle prospezioni
(elettriche, elettromagnetiche, ecc.) del terreno, in modo che la conoscenza
quanto più completa possibile della natura archeologica del terreno permetta
più precise direttive per l'applicazione delle norme di salvaguardia, della
natura e dei limiti dei vincoli, per la stesura dei piani regolatori, e per la
sorveglianza nel caso di esecuzione di lavori agricoli o edilizi. Per la
salvaguardia del patrimonio archeologico sottomarino, collegata alle leggi e
disposizioni vincolanti gli scavi subacquei e volte ad impedire
l'indiscriminata e inconsulta manomissione dei relitti di navi antiche e del
loro carico, di ruderi sommersi e di sculture affondate, si impongono
provvidenze particolarissime, a cominciare dalla esplorazione sistematica
delle coste italiane con personale specializzato, al fine i arrivare alla
compilazione accurata di una Forma Maris con l'indicazione di tutti i relitti
e i monumenti sommersi, sia ai fini della loro tutela sia ai fini della
programmazione delle ricerche scientifiche subacquee. Il recupero di un
relitto di una imbarcazione antica non dovrà essere iniziato prima di aver
predisposto i locali e la particolare necessaria attrezzatura che permettano
il ricovero dei materiali recuperati dal fondo marino, tutti quegli specifici
trattamenti che richiedono soprattutto le parti lignee, con lunghi e
prolungati lavaggi, bagni di particolari sostanze consolidanti, con
determinato condizionamento dell'aria e della temperatura. I sistemi di
sollevamento e di recupero di imbarcazioni sommerse dovranno essere studiati
di volta in volta in relazione allo stato particolare dei relitti, tenendo
conto anche delle esperienze acquisite internazionalmente in questo campo,
soprattutto negli ultimi decenni. In queste particolari condizioni di
rinvenimento -come anche nelle normali esplorazioni archeologiche terrestri-
dovranno considerarsi le speciali esigenze di conservazione e di restauro
degli oggetti secondo il loro tipo e la loro materia: ad esempio, per i
materiali ceramici e per le anfore si prenderanno tutti gli accorgimenti che
consentano l'identificazione di eventuali residui o tracce del contenuto,
costituenti preziosi dati per la storia del commercio e della vita
nell'antichità; particolare attenzione dovrà inoltre esercitarsi per il
riscontro e il fissaggio di eventuali iscrizioni dipinte, specialmente sul
corpo delle anfore. Durante le esplorazioni archeologiche terrestri, mentre le
norme di recupero e di documentazioni rientrano più specificatamente nel
quadro delle norme relative alla metodologia degli scavi, per ciò che concerne
il restauro debbono osservarsi gli accorgimenti che, durante le operazioni di
scavo, garantiscano l'immediata conservazione dei reperti, specialmente se
essi sono più facilmente deperibili, e l'ulteriore possibilità di salvaguardia
e restauro definitivi. Nel caso del ritrovamento di elementi dissolti di
decorazioni in stucco o in pittura o in mosaico o in opus sectile è
necessario, prima e durante la loro rimozione, tenerli uniti con colate di
gesso, con garze e adeguati collanti, in modo da facilitarne la ricomposizione
e il restauro in laboratorio. Nel recupero di vetri è consigliabile non
procedere ad alcuna pulitura durante lo scavo, per la facilità con cui sono
soggetti a sfaldarsi.
Per quel che riguarda ceramiche e terrecotte è indispensabile non
pregiudicare, con lavaggi o affrettate puliture, l'eventuale presenza di
pitture, vernici, iscrizioni. Particolari delicatezze s'impongono nel
raccogliere oggetti o frammenti di metallo specialmente se ossidati,
ricorrendo oltre che a sistemi di consolidamento eventualmente anche ad
adeguati supporti. Speciale attenzione
dovrà essere rivolta alle possibili tracce o impronte dei tessuti. Rientra nel
quadro soprattutto dell'archeologia pompeiana l'uso, ormai largamente e
brillantemente sperimentato, di ottenere calchi dei negativi di piante e di
materiali organici deperibili mediante colate di gesso nei vuoti rimasti nel
terreno. Ai fini dell'attuazione di queste istruzioni si rende necessario che,
durante lo svolgimento degli scavi, sia garantita la disponibilità di
restauratori pronti, quando necessario, al primo intervento di recupero e
fissaggio.
Con particolare attenzione dovrà esser considerato il problema del restauro di
quelle opere d'arte destinate a rimanere o ad essere ricollocate, dopo il
distacco, nel luogo originario, particolarmente le pitture e i mosaici. Sono
stati sperimentati con successo vari tipi di supporti, di intelaiature e di
collanti in relazione alle condizioni climatiche, atmosferiche e igrometriche,
che per le pitture permettono il ricollocamento negli ambienti adeguatamente
coperti di un edificio antico, evitando il diretto contatto con la parete e
attuando invece un facile montaggio e una sicura conservazione. Sono comunque
da evitare integrazioni, dando alle lacune una tinteggiatura simile a quella
dell'intonaco grezzo, come è da evitare l'uso di vernici o di cere per
ravvivare i colori perché sempre soggette ad alterazioni, bastando una
accurata pulitura delle superfici originali.
Riguardo ai mosaici è preferibile, quando è possibile, il ricollocamento
nell'edificio da cui provengono e di cui costituiscono l'integrante
decorazione, e in tal caso, dopo lo strappo - che con i metodi moderni può
essere fatto anche per grandi superfici senza operare tagli - il sistema di
cementazione con anima metallica inossidabile risulta tuttora quello più
idoneo e resistente agli agenti atmosferici. Per i mosaici destinati invece ad
una esposizione in museo è ormai largamente usato il supporto "a sandwich" di
materiali leggeri, resistente e maneggevole.
Particolari esigenze di salvaguardia dai pericoli derivanti dall'alterazione
climatica richiedono gli interni con pitture parietali in posto (grotte
preistoriche, tombe, piccoli ambienti); in questi casi è necessario mantenere
costanti due fattori essenziali per la migliore conservazione delle pitture:
il grado di umidità ambientale e la temperatura ambiente. Tali fattori vengono
facilmente alterati da cause esterne ed estranee all'ambiente, specialmente
dall'affollamento dei visitatori, da illuminazione eccessiva, da forti
alterazioni atmosferiche esterne; si rende perciò necessario studiare
particolari cautele anche nell'ammissione di visitatori, mediante camere di
climatizzazione interposte fra l'ambiente antico da tutelare e l'esterno. Tali
precauzioni vengono già applicate nell'accesso ai monumenti preistorici
dipinti in Francia e in Spagna, e sarebbero auspicabili anche per molti nostri
monumenti (tombe di Tarquinia).
Per il restauro dei monumenti archeologici, oltre alle norme generali
contenute nella Carta del Restauro e nelle Istruzioni per la condotta dei
restauri architettonici, saranno da tenere presenti alcune esigenze in
relazione alle particolari tecniche antiche. Innanzitutto, quando per il
restauro completo di un monumento, che ne comporta necessariamente anche lo
studio storico, si debba procedere a saggi di scavo, allo scoprimento delle
fondazioni, le operazioni debbono esser condotte col metodo stratigrafico che
può offrire preziosi dati per le vicende e le fasi dell'edificio stesso. Per
il restauro di cortine di opus incertum, quasi reticulatum, reticulatum e
vittatum, se si usano la stessa quantità di tufo e gli stessi tipi di tufelli,
si dovranno mantenere le parti restaurate su un piano leggermente più
arretrato, mentre per le cortine laterizie sarà opportuno scalpellare o rigare
la superficie dei mattoni moderni.
Per il restauro di strutture in opera quadrata è stato favorevolmente
sperimentato il sistema di ricreare i blocchi nelle misure antiche, usando
peraltro scaglie dello stesso materiale cementato con malta mescolata in
superficie con polvere dello stesso materiale per ottenere un'intonazione
cromatica.
Quale alternativa all'arretramento della superficie nelle integrazioni di
restauro moderno, si può utilmente praticare un solco di contorno che delimiti
la parte restaurata o inserirvi una sottile lista di materiali diversi. Così
pure può consigliarsi in molti casi un diversificato trattamento superficiale
dei nuovi materiali mediante idonea scalpellatura delle superfici moderne.
Sarà infine opportuno collocare in ogni zona restaurata targhette con la data
o incidervi sigle o speciali contrassegni. L'uso di cemento con superficie
rivestita di polvere del materiale stesso del monumento da restaurare può
risultare utile anche nell'integrazione di rocchi di colonne antiche di marmo
o di tufo o calcare, studiando il tono più o meno scabro da tenere in
relazione al tipo di monumento; in ambiente romano, il marmo bianco può essere
integrato con travertino o calcare, in accostamenti già sperimentati con
successo (restauro del Valadier all'arco di Tito). Nei monumenti antichi e
particolarmente in quelli di epoca arcaica o classica è da evitare
l'accostamento di materiali diversi e anacronistici nelle parti restaurate,
che risulta stridente e offensivo anche dal punto di vista cromatico, mentre
si possono usare vari accorgimenti per differenziare l'uso di materiale stesso
con cui è costruito il monumento e che è preferibile mantenere nei restauri.
Un problema particolare dei monumenti archeologici è costituito alle coperture
dei muri rovinati, per le quali è anzitutto da mantenere la linea frastagliata
del rudere, ed è stato sperimentato l'uso della stesura di uno strato di malta
mista a cocciopesto che sembra dare i migliori risultati sia dal punto di
vista estetico sia da quello della resistenza agli agenti atmosferici.
Riguardo al problema generale del consolidamento dei materiali architettonici
e delle sculture all'aperto, sono da evitare sperimentazioni con metodi non
sufficientemente comprovati, tali da recare danni irreparabili. Le provvidenze
per il restauro e la conservazione dei monumenti archeologici vanno peraltro
studiate anche in relazione alle differenti esigenze climatiche dei vari
ambienti, particolarmente differenziati in Italia.
Allegato b
Istruzioni per la condotta dei restauri architettonici
Premesso che le opere di manutenzione tempestivamente eseguite assicurano
lunga vita ai monumenti, evitando l'aggravarsi dei danni, si raccomanda la
maggiore cura possibile nella continua sorveglianza degli immobili per i
provvedimenti di carattere preventivo, anche al fine di evitare interventi di
maggiore ampiezza.
Si ricorda inoltre la necessità di considerare tutte le operazioni di restauro
sotto il sostanziale profilo conservativo, rispettando gli elementi aggiunti
ed evitando comunque interventi innovativi o di ripristino.
Sempre allo scopo di assicurare la sopravvivenza dei monumenti, va inoltre
attentamente vagliata la possibilità di nuove utilizzazioni degli antichi
edifici monumentali, quando queste non risultino incompatibili con gli
interessi storico-artistici. I lavori di adattamento dovranno essere limitati
al minimo, conservando scrupolosamente le forme esterne ed evitando sensibili
alterazioni all'individualità tipologica, all'organismo costruttivo ed alla
sequenza dei percorsi interni. La redazione del progetto per il restauro di
un'opera architettonica deve essere preceduta da un attento studio sul
monumento condotto da diversi punti di vista (che prendano in esame la sua
posizione nel contesto territoriale o nel tessuto urbano, gli aspetti
tipologici, le emergenze e qualità formali, i sistemi e i caratteri struttivi,
ecc.), relativamente all'opera originaria, come anche alle eventuali aggiunte
o modifiche. Parte integrante di questo studio saranno ricerche
bibliografiche, iconografiche e archivistiche, ecc., per acquisire ogni
possibile dato storico. Il progetto si baserà su un completo rilievo grafico e
fotografico da interpretare anche sotto il profilo metrologico, dei tracciati
regolatori e dei sistemi proporzionali, e comprenderà un accurato specifico
studio per la verifica delle condizioni di stabilità.
L'esecuzione dei lavori pertinenti al restauro dei monumenti, consistendo in
operazioni spesso delicatissime e sempre di grande responsabilità, dovrà
essere affidata ad imprese specializzate e possibilmente condotta "in
economia", invece che contabilizzata "a misura" o "a cottimo".
I restauri debbono essere continuamente vigilati e diretti per assicurarsi
della buona esecuzione e per poter subito intervenire qualora si manifestino
fatti nuovi, difficoltà o dissesti murari; per evitare infine, specie quando
operano il piccone e il martello, che scompaiano elementi prima ignorati od
eventualmente sfuggiti all'indagine preventiva, ma certamente utili alla
conoscenza dell'edificio ed alla condotta del restauro. In particolare il
direttore dei lavori, prima di raschiare tinteggiature o eventualmente
rimuovere intonaci, deve accertare l'esistenza o meno di qualsiasi traccia di
decorazioni, quali fossero le originarie grane e coloriture delle pareti e
delle volte.
Esigenza fondamentale del restauro è quella di rispettare e salvaguardare
l'autenticità degli elementi costitutivi. Questo principio deve sempre guidare
e condizionare le scelte operative. Per esempio, nel caso di murature fuori
piombo, anche se perentorie necessità ne suggeriscano la demolizione e la
ricostruzione, va preliminarmente esaminata e tentata la possibilità di
raddrizzamento senza sostituire le murature originarie. Così la sostituzione
delle pietre corrose potrà avvenire soltanto per comprovate gravissime
esigenze.
Le sostituzioni e le eventuali integrazioni di paramenti murari, ove
necessario e sempre nei limiti più ristretti, dovranno essere sempre
distinguibili dagli elementi originari, differenziando i materiali o le
superfici di nuovo impiego; ma in genere appare preferibile operare lungo la
periferia dell'integrazione con un chiaro e persistente segno continuo a
testimonianza dei limiti dell'intervento. Ciò potrà ottenersi con laminetta di
metallo idoneo, con una continua serie di sottili frammenti di laterizi o con
solchi visibilmente più larghi e profondi, secondo i diversi casi.
Il consolidamento delle pietre o di altri materiali dovrà essere
sperimentalmente tentato quando i metodi lungamente provati dall'Istituto
Centrale del Restauro diano effettive garanzie. Ogni precauzione dovrà essere
adottata per evitare l'aggravarsi delle situazioni; così pure ogni intervento
dovrà essere messo in opera per eliminare le cause dei danni. Per esempio,
appena si notano pietre spaccate da grappe o perni di ferro che con l'umidità
si gonfiano, conviene smontare la parte offesa e sostituire il ferro col
bronzo o con il rame; o meglio, con acciaio inossidabile, che presenta il
vantaggio di non macchiare le pietre.
Le sculture in pietra poste all'esterno degli edifici o nelle piazze debbono
essere vigilate, intervenendo quando sia possibile adottare, attraverso la
prassi sopraindicata, un metodo collaudato di consolidamento o di protezione
anche stagionale. Qualora ciò risulti impossibile, converrà trasferire la
scultura in un locale interno. Per la buona conservazione delle fontane di
pietra o di bronzo, occorre decalcificare l'acqua, eliminando le incrostazioni
calcaree e le periodiche dannose ripuliture. La patina delle pietre deve
essere conservata per evidenti ragioni storiche, estetiche ed anche tecniche,
in quanto essa disimpegna in genere funzioni protettive, come è attestato
dalle corrosioni che prendono inizio dalle lacune della patina. Si possono
asportare le materie accumulate sopra le pietre - detriti, polvere, fuliggine,
guano di colombi ecc.
- usando solo spazzole vegetali o getti d'aria a pressione moderata. Dovranno
perciò essere evitate le spazzole metalliche, i raschietti, come pure sono, in
generale, da escludere getti a forte pressione di sabbia naturale, di acqua e
di vapore e perfino sconsigliabili i lavaggi di qualsiasi natura.
Allegato c
Istruzioni per l'esecuzione di restauri pittorici e scultorei
OPERAZIONI PRELIMINARI
La prima operazione da compiere, prima di ogni intervento di restauro su
qualsiasi opera d'arte pittorica o scultorea, è un'accurata ricognizione dello
stato di conservazione. In tale ricognizione rientra l'accertamento dei vari
strati materici di cui l'opera può risultare composta - e se originari o
aggiunti - e la determinazione approssimativa delle varie epoche nelle quali
le stratificazioni, le modifiche, le aggiunte vennero a prodursi. Verrà quindi
redatto un resoconto che costituirà parte integrante del programma e l'esordio
del giornale di restauro. Successivamente dovranno eseguirsi, dell'opera, le
fotografie indispensabili a documentarne lo stato precedente all'intervento di
restauro, e tali fotografie verranno eseguite, a seconda dei casi, oltre che a
luce naturale, a luce monocromatica, ai raggi ultravioletti semplici o
filtrati, ai raggi infrarossi. È sempre consigliabile eseguire, anche in casi
che non rivelino ad occhio nudo delle sovrapposizioni, radiografie ai raggi
molli. Nel caso di pitture mobili, anche il tergo del dipinto andrà
fotografato.
Se dalle documentazioni fotografiche, che saranno annotate nel giornale di
restauro, risulteranno degli elementi problematici, questi andranno riferiti
nella loro problematicità. Dopo avere eseguito le fotografie dovranno operarsi
dei prelievi minimi che interessino tutti gli strati fino al supporto, in
luoghi non capitali dell'opera, per compierne delle sezioni stratigrafiche,
qualora esistano stratificazioni o vi sia da accertare lo stato della
preparazione.
Dei rilievi dovrà essere segnato il punto preciso nella fotografia a luce
naturale e apposta l'annotazione col riferimento alla fotografia nel giornale
di restauro.
Per quanto riguarda i dipinti murali, o su pietra, terracotta o altro supporto
(immobili), occorrerà assicurarsi delle condizioni del supporto in relazione
alla umidità, definire se si tratti di umidità di infiltrazione, per
condensazione o per capillarità; eseguire dei prelievi della malta e del
conglomerato del muro e misurarne il grado di umidità.
Qualora si notino o si suppongano formazioni fungine, anche su queste andranno
esperite analisi di microbiologia. Il problema più particolare delle sculture,
ove non si tratti di sculture dipinte o verniciate, sarà di accertarsi dello
stato di conservazione della materia in cui sono eseguite, ed eventualmente
compiere delle radiografie.
PREVIDENZE DA ATTUARE NELL'ESECUZIONE DELL'INTERVENTO DI
RESTAURO
Le indagini preliminari avranno dato modo di orientare l'intervento di
restauro nella direzione giusta, sia che si tratti di pulitura semplice, di
fissaggio, di rimozione, di ridipinture, di trasporto, di ricomposizione di
frammenti.
Tuttavia l'indagine che sarebbe la più importante per la pittura, la
determinazione della tecnica impiegata, non sempre potrà avere una risposta
scientifica, e pertanto la cautela e l'esperimento per le materie da usare nel
restauro non dovranno credersi resi superflui da un riconoscimento generico,
fatto su base empirica e non scientifica, della tecnica usata nella pittura in
questione.
Circa la pulitura, questa potrà essere seguita principalmente in due modi: e
con mezzi meccanici e con mezzi chimici. Da escludere comunque qualsiasi mezzo
che tolga la visibilità o la possibilità di intervento e controllo diretto nel
dipinto (come nella cassetta Pethen Koppler e simili).
I mezzi meccanici (bisturi) dovranno essere usati sempre con il controllo del
pinacoscopio, anche se non sempre sotto la lente del medesimo.
I mezzi chimici (solventi) devono risultare di natura tale da potere essere
immediatamente neutralizzati, inoltre volatili e tali cioè da non fissarsi
durevolmente negli strati del dipinto. Prima di usarli verranno eseguiti degli
esperimenti per assicurarsi che non possano intaccare la vernice originaria
del dipinto, ove dalle sezioni stratigrafiche risulti uno strato per lo meno
presumibilmente come tale. Prima di procedere alla pulitura, con qualsiasi
mezzo venga eseguita, occorre tuttavia controllare minutamente la statica del
dipinto, su qualsiasi supporto risulti, e procedere al fissaggio delle parti
sollevate o pericolanti. Tale fissaggio potrà essere eseguito, a seconda dei
casi, o localmente o con una soluzione distesa uniformemente, la cui
penetrazione possa venire assicurata da una sorgente i calore costante e non
pericolosa per la conservazione del dipinto. Ma comunque il fissaggio sia
eseguito, è regola stretta che venga ritolta qualsiasi traccia di fissativo
dalla superficie pittorica. A questo scopo, dopo il fissaggio, dovrà essere
esperito un minuto esame al pinacoscopio. Quando si debba procedere ad una
velatura generale del dipinto, per operazioni da compiere al supporto, è
tassativo che tale velatura sia fatta dopo il consolidamento delle parti o
sollevate o pericolanti e con un collante facilissimamente diluibile e diverso
da quello impiegato nel fissaggio delle parti sollevate o pericolanti. I Se il
supporto ella pittura sia ligneo o attaccato da tarli, termiti ecc., si dovrà
sottoporre la Pittura all'azione di gas idonei a uccidere gli insetti senza
danneggiare la pittura. Da evitarsi l'imbibizione con liquidi. Qualora lo
stato del supporto o quello dell'imprimitura o tutte due insieme - per dipinti
mobili - esigano la distruzione o comunque la rimozione del supporto e la
sostituzione dell'imprimitura, occorrerà che la vecchia imprimitura venga
rimossa per intero a mano col bisturi, inquantoché assottigliarla non sarebbe
sufficiente, a meno che solo il supporto sia fatiscente e l'imprimitura
risulti in buono stato. La conservazione, ove possibile, dell'imprimitura è
sempre consigliabile per mantenere alla superficie pittorica la sua
conformazione originaria. Nella sostituzione del supporto ligneo, quando sia
indispensabile, è da escludersi la sostituzione con un nuovo supporto composto
di massello di legno, ed è consigliabile attuare l'applicazione su un supporto
rigido solo quando si sia assolutamente certi che il supporto stesso non avrà
un indice di dilatazione diverso da quello del supporto rimosso. Comunque il
collante del supporto alla tela del dipinto trasportato dovrà essere
facilmente solubile senza danno né della pittura né del collante che lega gli
strati pittorici alla tela di trasporto. Qualora il supporto originario ligneo
sia in buono stato ma abbia bisogno di raddrizzature o di rinforzi o di
parchettatura, si tenga presente che, ove non sia proprio indispensabile ai
fini ella fruizione estetica del dipinto, è sempre meglio non intervenire su
un legno vecchio e ormai stabilizzato. se si interviene, occorre farlo con
precise regole tecnologiche, che rispettino l'andamento delle fibre del legno.
Di questo si dovrà prendere una sezione, individuarne la specie botanica e
conoscerne l'indice di dilatazione. Qualsiasi aggiunta dovrà essere compiuta
con legno stagionato e a piccoli segmenti, così da renderla la più inerte
possibile rispetto al vecchio supporto su cui si inserisce.
La parchettatura, con qualsiasi materiale venga eseguita, deve
fondamentalmente assicurare i movimenti naturali del legno su cui viene
infissa. Nel caso dei dipinti su tela, l'eventualità di un trasporto deve
essere attuata con la graduale e controllata distruzione della tela
fatiscente, mentre per la imprimitura eventuale (o preparazione) dovranno
seguirsi gli stessi criteri che per le tavole. Qualora si tratti di pitture
senza preparazione, in cui un colore molto liquido fu dato direttamente sul
supporto come nei bozzetti di Rubens), il trasporto non sarà possibile.
L'operazione di rintelatura, comunque venga eseguita, deve evitare
compressioni eccessive e temperature troppo alte per la pellicola pittorica.
Da escludersi sempre e nel modo più tassativo operazioni di applicazioni di un
dipinto su tela ad un supporto rigido (maruflage). I telai dovranno essere
concepiti in modo da assicurare non solo la tensione giusta, ma possibilmente
da ristabilirla automaticamente, quando, per cause i variazioni
termoigrometriche, la tensione venisse a cedere.
PREVIDENZE DA TENERE PRESENTI NELL'ESECUZIONE DI RESTAURI A
PITTURE MURALI
Per le pitture mobili la determinazione della tecnica può dare luogo talvolta
a una ricerca insoluta e, allo stato attuale, insolubile, anche per le
generiche categorie di pittura a tempera, a olio, a encausto, a acquerello o a
pastello; per le pitture murali, eseguite comunque su manufatto o direttamente
su marmo, pietra ecc., la definizione del medium usato non sarà talora meno
problematica (come per le pitture murali di epoca classica), ma d'altro canto
ancora più indispensabile per procedere a qualsiasi operazione di pulitura, di
fissaggio, di strappo o di distacco. Soprattutto dovendosi procedere allo
strappo o al distacco, prima dell'applicazione dei veli protettivi a mezzo di
un collante solubile è necessario accertarsi che il diluente non scioglierà o
intaccherà il medium della pittura da restaurare. Inoltre, se si tratterà di
una tempera, e generalmente per le parti a tempera degli affreschi, dove certi
colori non potevano essere dati a buon fresco, sarà indispensabile un
fissaggio preventivo.
Talora, quando i colori della pittura murale si presentino allo stato più o
meno avanzato di pulverulenza, occorrerà anche una cura speciale per la
spolveratura, in modo da asportare la minor parte possibile del colore
pulverulento originario. Circa la fissatura del colore, bisogna orientarsi
verso un fissativo che non sia di natura organica, forzi il meno possibile i
toni originari, non divenga irreversibile col tempo.
La polvere andrà esaminata per vedere se contenga formazioni fungine e quali
cause si possano attribuire alle formazioni delle stesse. Qualora si possano
accertare le cause di queste ultime e si trovi un fungicida adatto, occorrerà
assicurarsi che non danneggi la pittura e possa essere facilmente rimosso.
Quando si debba necessariamente orientarsi sulla rimozione del dipinto dal
supporto, fra i metodi da scegliere, con equivalenti probabilità di riuscita,
dovrà scegliersi lo strappo, per la possibilità che offre di recuperare la
sinopia preparatoria, in caso di affreschi, ed anche perché libera la
pellicola pittorica dai residui di un intonaco fatiscente o ammalato.
Circa il supporto su cui ricollocare la pellicola pittorica, occorre che offra
le massime garanzie di stabilità, inerzia e neutralità (assenza di pH);
occorrerà altresì che possa essere costruito nelle dimensioni stesse del
dipinto, senza suture intermedie, che risalterebbero inevitabilmente, col
passare del tempo, sulla superficie pittorica. Il collante con cui si fisserà
la tela aderente alla pellicola pittorica sul nuovo supporto dovrà potersi
sciogliere con tutta facilità con un solvente che non danneggi la pittura.
Qualora si preferisca mantenere il dipinto trasportato su tela, naturalmente
rinforzata, il telaio dovrà essere studiato in modo, e con materie tali, da
avere la massima stabilità, elasticità ed automaticità nel ristabilire la
tensione che per qualsiasi ragione, climatica o meno, venisse a variare.
Qualora invece che di pitture si tratti di staccare dei mosaici, occorrerà
assicurarsi che le tessere, ove non costituiscano una superficie completamente
piana, siano fissate e possano essere riapplicate con la collocazione
originaria. Prima dell'applicazione dei veli e dell'armatura di sostegno, ci
si dovrà assicurare dello stato di conservazione delle tessere ed
eventualmente consolidarle. Particolare cura dovrà essere posta nel conservare
le caratteristiche tettoniche della superficie.
PREVIDENZE DA TENERE PRESENTI NELL'ESECUZIONE DI RESTAURI AD
OPERE DI SCULTURA
Dopo accertata la materia ed eventualmente la tecnica con cui le sculture sono
state eseguite (se in marmo, pietra, stucco, cartapesta, terracotta,
terracotta invetriata, terra non cotta, terra non cotta e dipinta, ecc.), ove
non risultino parti dipinte e sia necessaria una pulitura, è da escludersi
l'esecuzione di lavaggi tali che, anche se lascino intatta la materia, ne
intacchino la patina.
Perciò, nel caso di sculture di scavo o trovate in acqua (mare, fiumi ecc.) se
vi saranno incrostazioni, queste dovranno essere rimosse preferibilmente con
mezzi meccanici, o, se con solventi solventi, che questi siano tali da non
intaccare la materia della scultura e tanto meno fissarvisi.
Qualora si tratti di sculture in legno, e questo sia in stato fatiscente,
l'uso di fissativi dovrà essere subordinato alla conservazione dell'aspetto
originario della materia lignea. Se il legno sia infestato da tarli, termiti
ecc., occorrerà sottoporlo all'azione di gas idonei, ma quanto più possibile
si deve evitare l'imbibizione con liquidi che, anche in assenza di parti
dipinte, potrebbero alterare l'aspetto del legno.
Nel caso di sculture ridotte in frammenti, l'uso di eventuali perni, sostegni
ecc., dovrà essere subordinato alla scelta di metallo non ossidabile. Per gli
oggetti in bronzo si raccomanda una particolare cura per la conservazione
della patina nobile (atacamite, malachite ecc.), sempre che al di sotto di
essa non esistano gradi di corrosione in atto.
AVVERTENZE GENERALI PER LA RICOLLOCAZIONE DI OPERE D'ARTE RESTAURATE
Come linea di condotta assoluta non si dovrà mai rimettere un opera d'arte
restaurata nel luogo originario, se il restauro fu occasionato dallo stato
termoigrometrico del luogo in generale o ella parete in particolare, e se il
luogo o la parete non avranno subìto interventi tali (risanamento,
climatizzazione ecc.) che garantiscano la conservazione e la salvaguardia
dell'opera d'arte.
Allegato d
Istruzioni per la tutela dei "Centri Storici"
Ai fini dell'individuazione dei Centri Storici, vanno presi in
considerazione non solo i vecchi "centri" urbani tradizionalmente intesi, ma
-più in generale- tutti gli insediamenti umani le cui strutture, unitarie o
frammentarie, anche se parzialmente trasformate nel tempo, siano state
costituite nel passato o, tra quelle successive, quelle eventuali aventi
particolare valore di testimonianza storica o spiccate qualità urbanistiche o
architettoniche.
Il carattere storico va riferito all'interesse che detti insediamenti
presentano quali testimonianze di civiltà del passato e quali documenti di
cultura urbana, anche indipendentemente dall'intrinseco pregio artistico o
formale o dal loro particolare aspetto ambientale, che ne possono arricchire o
esaltare ulteriormente il valore, in quanto non solo l'architettura, ma anche
la struttura urbanistica possiede, di per se stessa, significato e valore.
Gli interventi di restauro nei Centri Storici hanno il fine di garantire -con
mezzi e strumenti ordinari e straordinari- il permanere nel tempo dei valori
che caratterizzano questi complessi. Il restauro non va, pertanto, limitato ad
operazioni intese a conservare solo i caratteri formali di singole
architetture o di singoli ambienti, ma esteso alla sostanziale conservazione
delle caratteristiche d'insiemedell'intero organismo urbanistico e di tutti
gli elementi che concorrono a definire dette caratteristiche.
Perché l'organismo urbanistico in parola possa essere adeguatamente
salvaguardato, anche nella sua continuità nel tempo e nello svolgimento in
esso di una vita civile e moderna, occorre anzitutto che i Centri Storici
siano riorganizzati nel loro più ampio contesto urbano e territoriale e nei
loro rapporti e connessioni con sviluppi futuri: ciò anche al fine di
coordinare le azioni urbanistiche in modo da ottenere la salvaguardia e il
recupero del centro storico a partire dall'esterno della città, attraverso una
programmazione adeguata degli interventi territoriali. Si potrà configurare
così, attraverso tali interventi (da attuarsi mediante gli strumenti
urbanistici), un nuovo organismo urbano, nel quale siano sottratte al centro
storico le funzioni che non sono congeniali ad un suo recupero in termini di
risanamento conservativo.
Il coordinamento va considerato anche in rapporto all'esigenza di salvaguardia
del più generale contesto ambientale territoriale, soprattutto quando questo
abbia assunto valori di particolare significato strettamente connessi alle
strutture storiche così come sono pervenute a noi (come, ad esempio, la corona
collinare intorno a Firenze, la laguna veneta, le centuriazioni romane della
Valpadana, la zona dei trulli pugliese ecc.).
Per quanto riguarda i singoli elementi attraverso i quali si attua la
salvaguardia dell'organismo nel suo insieme, sono da prendere in
considerazione tanto gli elementi edilizi, quanto gli altri elementi
costituenti gli spazi esterni (strade, piazze ecc.) ed interni (cortili,
giardini, spazi liberi ecc.), ed altre strutture significanti (mura, porte,
rocce ecc.), nonché eventuali elementi naturali che accompagnano l'insieme
caratterizzandolo più o meno accentuatamente (contorni naturali, corsi
d'acqua, singolarità geomorfologiche ecc.).
Gli elementi edilizi che ne fanno parte vanno conservati non solo nei loro
aspetti formali, che ne qualificano l'espressione architettonica o ambientale,
ma altresì nei loro caratteri tipologici in quanto espressione di funzioni che
hanno caratterizzato nel tempo l'uso degli elementi stesi.
Ogni intervento di restauro va preceduto, ai fini dell'accertamento di tutti i
valori urbanistici, architettonici, ambientali, tipologici, costruttivi, ecc.,
da un'attenta operazione di lettura storico critica: i risultati della quale
non sono volti tanto a determinare una differenziazione operativa; poiché su
tutto il complesso definito come centro storico si dovrà operare con criteri
omogenei;quanto piuttosto alla individuazione dei diversi vari gradi di
intervento, a livello urbanistico e a livello edilizio, qualificandone il
necessario "risanamento conservativo".
A questo proposito occorre precisare che per risanamento conservativo devesi
intendere, anzitutto, il mantenimento delle strutture viario;edilizie in
generale (mantenimento del tracciato, conservazione della maglia viaria, del
perimetro degli isolati ecc.); e inoltre il mantenimento dei caratteri
generali dell'ambiente che comportino la conservazione integrale delle
emergenze monumentali ed ambientali più significative e l'adattamento degli
altri elementi o singoli organismi edilizi alle esigenze di vita moderna,
considerando solo eccezionali le sostituzioni, anche parziali, degli elementi
stessi e solo nella misura in cui ciò sia compatibile con la conservazione del
carattere generale delle strutture del centro storico.
I principali tipi di intervento a livello urbanistico sono:
a) Ristrutturazione urbanistica. È intesa a verificarne, ed eventualmente a
correggerne laddove carenti, i rapporti con la struttura territoriale o urbana
con cui esso forma unità. Di particolare importanza è la analisi del ruolo
territoriale e funzionale che il centro storico svolge nel tempo ed al
presente.
Attenzione speciale in questo senso va posta all'analisi ed alla
ristrutturazione (lei rapporti esistenti fra centro storico e sviluppi
urbanistici ed edilizi contemporanei, soprattutto dal punto di vista
funzionale, con particolare riguardo alla compatibilità di funzioni
direzionali.
L'intervento di ristrutturazione urbanistica dovrà attendere a liberare i
Centri storici da quelle destinazioni funzionali, tecnologiche o, in generale,
d'uso, che provocano un effetto caotico e degradante degli stessi.
b) Riassetto viario. Va riferito all'analisi ed alla revisione dei
collegamenti viari e dei flussi di traffici che ne investono la struttura, col
fine prevalente di ridurne gli aspetti patologici e ricondurre l'uso del
centro storico a funzioni compatibili con le strutture di un tempo. Da
considerare la possibilità di immissione delle attrezzature e di quei servizi
pubblici strettamente connessi alle esigenze di vita del centro.
c) Revisione dell'arredo urbano. Esso concerne le vie, le piazze e tutti gli
spazi liberi esistenti (cortili, spazi interni, giardini ecc.), ai fini di una
omogenea connessione tra edifici e spazi esterni.
I principali tipi di intervento a livello edilizio sono:
1) Risanamento statico ed igienico degli edifici, tendente al mantenimento
della loro struttura e ad un uso equilibrato della stessa; tale intervento va
attuato secondo le tecniche, le modalità e le avvertenze di cui alle
istruzioni per la condotta dei restauri architettonici. In questo tipo di
intervento è di particolare importanza il rispetto delle qualità tipologiche,
costruttive e funzionali dell'organismo, evitando quelle trasformazioni che ne
alterino i caratteri.
2) Rinnovamento funzionale degli organismi interni, (la permettere soltanto là
dove si presenti indispensabile ai fini del mantenimento in uso dell'edificio.
In questo tipo di intervento è di importanza fondamentale il rispetto delle
qualità tipologiche e costruttive degli edifici, proibendo tutti quegli
interventi che ne alterino i caratteri, così come gli svuotamenti della
struttura edilizia o l'introduzione di funzioni che deformano eccessivamente
l'equilibrio tipologico e costruttivo dell'organismo.
Strumenti operativi dei tipi di intervento sopra elencati sono essenzialmente:
- piani regolatori generali, ristrutturanti i rapporti tra centro storico e
territoriale e tra centro storico e città nel suo insieme;
- piani particolareggiati relativi alla ristrutturazione del centro storico
nei suoi elementi più significativi;
- piani esecutivi di comparto, estesi ad un isolato o ad un insieme di
elementi organicamente raggruppabili.